Dalle
fonti orali a una drammaturgia teatrale
Dal
4 al 6 aprile all'alboreto di Mondaino, nella Valle
del Conca, a pochi chilometri da Riccione.
Orale è
tutto ciò che non passa per la scrittura o che passandoci se
la lascia alle spalle come molte altre tracce.
L'oralità è tutto ciò che può essere percepito-esperito
nel momento in cui si compie e che soltanto in tale momento si manifesta:
prima non c'era e dopo non c'è già più.
La sua traccia non è un segno che resta da qualche parte se non
nella memoria di chi vi ha assistito.
Oralità
e memoria, dunque, sono fortemente legate.
Più una cultura sviluppa il suo lato orale, più deve aumentare
la sua capacità di memorizzazione.
Il
Lavoro
1
- partiamo
da un racconto (scritto o orale) e iniziamo a ri-raccontarlo portandolo
a una fase di pulizia massima.
- lasciando soltanto gli elementi assolutamente indispensabili all’economia
della storia
- togliendo descrizioni, giudizi morali o sottolineature didascaliche
- percependo ed evidenziando i ritorni ciclici e le ripetizioni
- analizzando e scomponendo il meccanismo creando delle svolte nei nodi
narrativi
2 - arrivati alla fase essenziale, nel
racconto di ogni singolo vanno ad inserirsi gli interventi degli altri.
Ogni singolo racconto diventa patrimonio di tutti, utensile per la comunità:
- ogni elemento del racconto può essere sviluppato da tutti
- personaggi e luoghi vengono approfonditi
- nascono nuove storie dalle storie già conosciute
è la fase corale
3
- a questo
punto ognuno è pronto a tornare autonomamente sul suo racconto.
Torna a maneggiarlo dopo che è passato attraverso le mani e l’immaginario
del gruppo: ha attraversato una breve catena dell’oralità.
Più breve di quella che attraversava una fiaba popolare per passare
dalla tradizione scandinava a quella calabrese o per andare dall’India
a una commedia di Shakespeare attraverso i racconti veneziani di Straparola,
ma comunque torna ad essere individuale riconoscendosi fortemente nei
percorsi e nell’immaginario di una comunità culturale (anche
se estremamente ristretta):
è la vera è propria fase orale.
4
- su questo
materiale tornano ad inserirsi tutti gli interventi:
- interazione tra i raccontatori
- musica
- possibili registrazioni
- interazione coi luoghi, ecc…
* - la
performance finale, come è normale che sia in un contesto orale,
non implica la presenza di un pubblico guardante e un attore agente,
ma si configura come momento di condivisione.
Il Materiale
Come materiale utilizziamo
i racconti presi possibilmente dal repertorio della tradizione, ma considerando
l’oralità in senso più ampio questi potrebbero riguardare
anche fatti realmente accaduti, testimonianze dirette o indirette, racconti
letterari …
Il motivo per cui si racconta una storia è il bisogno di raccontarla.
Se tale bisogno è forte allora le immagini della storia saranno
molto chiare e, dunque, le parole del raccontatore ‘evocative’.
Ogni
partecipante al laboratorio deve portare una storia
La conoscenza di questa non deve essere ‘a memoria’. La
storia deve essere conosciuta bene , nei particolari, ma le parole per
raccontarla devono essere improvvisate.
Nel laboratorio, poi,
verranno fornite molte altre storie (di tradizione, letterarie …)
sulle quali lavorare. Da sezionare, cambiare, analizzare e ri-raccontare
… con la convinzione che raccontare una buona storia è
come suonare un buono strumento e che una storia cattiva è come
uno strumento scordato che non permette di sviluppare orecchio musicale.
Costo del corso
comprensivo di alloggio e uso cucina 175,00 Euro.
Per iscrizioni contattare l'Associazione Culturale l’Arboreto:
Vicolo Gomma 8, 47900 Rimini
tel. e fax 0541-25777
arboreto@infotel.it
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