Se all'improvviso la Luna e le Stelle...

Georg Maag

 

Introduzione (breve, prometto!)

Questo piccolo libro vuole spiegarti come si scrive una storia. Perché tu forse non lo sai ancora, ma scrivere una bella storia non è affatto difficile. Basta metterci una tua idea iniziale, seguire passo per passo le regole principali che scopriremo, e… via! Sei partito verso la tua prima vera storia!

Non ti posso promettere di diventare uno scrittore, da grande. Sarebbe troppo, perché solo pochi possono veramente diventare grandi scrittori. Grandi scrittori si nasce (prima) e si migliora lavorando come dei pazzi (dopo). E poi, in fondo è giusto che per ogni grande scrittore ci siano migliaia di lettori. Se tutti diventassimo scrittori, chi leggerebbe poi i nostri libri?

Però noi tutti, tu compreso, possiamo diventare bravi inventori di storie, quello sì. Non ci credi?

Invece sì, è così. Per iniziare, possiamo dire che una bella storia è fatta di pochi ingredienti:

• almeno un'idea (meglio due o tre, ma non è necessario)

• un certo numero di parole che sviluppano questa idea dall'inizio fino alla fine

• un ordine in cui mettere queste parole

 

Allora dobbiamo parlare prima di tutto delle idee. Per farlo, non c'è niente di meglio che inventare un bel titolo:

 

Capitolo 1 - Le idee

Le idee sono strane. Vengono quando meno te lo aspetti. Saltano fuori dagli angoli più strani della tua mente. Non puoi controllarle. Possono essere belle, possono essere brutte. Possono stravolgerti, colpirti come un fulmine, convincerti lentamente oppure possono anche decidere che devi essere tu a scoprirle. Puoi anche non capirle affatto! A volte si nascondono nei sogni, altre volte si travestono. Ti vengono mentre mangi, quando stai leggendo, mentre parli, magari quando sei in bagno (non ridere, ma pare che sia un posto famoso per avere idee!), quando stai per addormentarti e persino quando dormi. Chissà, forse non siamo affatto noi a creare le idee. Magari sono loro che viaggiano in cerca della persona giusta! In fondo diciamo "mi è venuta un'idea", e non: "ho creato un'idea." Insomma: fanno un po' quello che vogliono, le idee.

Comunque sia, vediamo adesso di mettere ordine nelle idee:

 

1) Ci sono idee che sono come uccelli fantasma colorati che ti sfrecciano davanti così veloci che non hai il tempo di vederle bene, di coglierle, e quando ti sei reso conto che era un'idea lei è già sparita dietro agli alberi e così non ti rimane nient'altro che una vaga sensazione di qualcosa di colorato. Ci sono tante idee di questo tipo, e capitano a tutti, ogni giorno. Solo che servono a poco.

2) Alcune ti si avvicinano danzando nell'aria come fossero farfalle rare, si posano su un fiore, chiudono le ali e stanno lì tremolanti, e tu hai il tempo di guardarle abbastanza da vicino, di studiarle e di capirle. Quelle sono le idee che hanno scelto te, proprio te tra tutte le persone del mondo! Sarebbero le idee più comode da avere, ma purtroppo sono poche e capitano a pochissimi.

3) Altre ancora sono come trote guizzanti sotto la superficie di un ruscello di montagna: vedi solo delle ombre trasparenti che si muovono, ma non ne capisci niente, e se ti avvicini, sono già scappate via e tu hai perso l'idea. Se invece vuoi, puoi imparare a catturarle, ma per farlo dovresti impegnarti, avvicinarti con la massima cautela e così lentamente da non farle spaventare, altrimenti scappano via e non le trovi mai più. Ma la pazienza non è un dono che tutti abbiamo…

4) Poi c'è l'ultimo gruppo di idee. Sono idee immobili, grosse, dure e grigie come una pietra sul pendio della montagna. Ti ci puoi persino sedere sopra, tanto pensi che non si muoverebbe nemmeno con la dinamite. Ti chiederai: "Che me ne faccio di una stupida pietra? Non è nemmeno un'idea, quella lì, non è vero?" Invece sì, sono idee anche quelle. E sono anche più facili da sviluppare quando non si sa ancora scrivere. Pensa solo cosa succederebbe se quella pietra dovesse cominciare a scivolare giù per il pendio… Inizierebbe a rotolare, prenderebbe velocità, sbatterebbe contro altre pietre facendole muovere, diventerebbero sempre più numerose e rumorose fino a formare una grossa frana, e mentre guardi giù nella valle sotto di te, improvvisamente ti accorgi che un gruppo di uomini sta seguendo il sentiero che porta su al rifugio di montagna, e ora una cascata enorme di pietre sta scivolando, rotolando, il pendio è un fiume di massi che sbattono con violenza uno contro l'altro, puntando dritto verso quegli uomini, e tu ora hai paura che i poveretti non riusciranno a salvarsi, che saranno uccisi dalla frana, e così cominci ad urlare, gridare, agitare le braccia, ma loro non ti sentono, non guardano, sono troppo lontani e…

Ma non dicevi che era un'idea da niente, quella della pietra?

 

Allora non importa solo quanto siano colorate le idee, ma anche e soprattutto come le userai e come le metterai assieme. Ci vuole un'idea, ma non necessariamente un'idea grande, immensa, geniale, unica, pazzesca… Quelle appartengono ai geni, ai grandi artisti della storia, agli inventori, insomma: gente veramente speciale. A te invece basta una idea piccola e normale: devi solo coglierla, catturarla, farla tua e lavorarci un po'. Poi, col tempo scoprirai che dentro di te ci sono ancora tante altre idee. Le tue idee basteranno a riempire un libro con mille storie!

 

Ancora un'ultima cosa, prima di iniziare: lavorare con le tue idee non è un duro lavoro. È un divertimento. Non ti fa sudare. Il giorno dopo non ti fanno male le gambe come dopo una partita di calcio o pallavolo. Se fa qualcosa, al massimo ti fa sentire bene dentro, perché hai svegliato la tua fantasia.

Non ci credi ancora? Hai paura di non avere idee? Credi che le abbiano soltanto le persone famose, i grandi scrittori, quelli che scrivono i libri con le copertine belle e colorate che vedi in libreria e in biblioteca?

Spero che questo corso ti dimostrerà che non è così. Per scoprirlo, non ci rimane altro che iniziare.

 

…..

 

Ciao!

Io sono Sibissibis, un serpente giallo striato di rosso! Ma prima di diventare Sibissibis, e prima ancora di diventare un serpente, non c'ero proprio. Non esistevo da nessuna parte.

Un bel giorno un bambino che si chiama Andrea, e che all'epoca aveva quattro anni, ha deciso di fare un disegno. Semplicemente così, aveva voglia di disegnare. Si è seduto al tavolo in cucina, ha preso i pennarelli ed un foglio di carta, ha guardato un attimo il foglio bianco e poi, con il pennarello rosso, ha cominciato a disegnare la forma di un serpente. Poi ha preso il giallo e mi ha colorato il corpo. Alla fine sono diventato come mi vedete qui sopra. Bello, vero? Dunque sono, prima di tutto, un'idea. Senza l'idea di Andrea, non sarei un serpente, e se non mi avesse disegnato, non avrei nemmeno preso quel nome buffo e strano: Sibissibis.

La storia del mio nome è ancora diversa. Il papà di Andrea fa le fotocopie, e visto che gli piacevano tanto i disegni di Andrea, ha deciso di utilizzare i dodici disegni più belli per fare un calendario. Un disegno per mese, con sotto i giorni dei vari mesi, in modo da poterlo mettere alla parete come un vero calendario. E per Natale ha regalato uno di questi calendari a tutti i suoi amici, tra i quali anche un signore che lavora con le idee, visto che scrive storie e libri per bambini.

A quel signore il calendario era subito piaciuto, l'aveva appeso in cucina e lo guardavo spesso mentre mangiava. Ogni volta pensava: "Ma guarda un po' che bei disegni che ha fatto Andrea!" E i mesi passavano. Al primo di ogni mese doveva girare la pagina del calendario e il disegno cambiava.

In quel tempo non avevo ancora il mio nome. Esistevo come forma, ero già bello e giallo con le striature rosse, ma ero senza nome e non avevo ancora una mia storia personale. Ero solo un disegno sulla pagina di agosto di un calendario, e basta. Finito agosto sono finito sotto il disegno di settembre e pensavo di essere stato dimenticato.

Poi, un pomeriggio verso le 2, dev'essere stato fine ottobre, quel signore che scrive storie si è alzato dalla sedia, è andato a staccare il calendario dal muro, lo ha sfogliato fino a quando ha trovato la mia immagine, l'ha guardata per un minuto, ha detto: "ah!" e poi è corso in salotto a scrivere. La mia storia gli era venuta così, semplicemente in un attimo, senza pensarci due volte. Lui si è messo alla scrivania con il mio disegno in bella vista e ha scritto la mia storia. Dopo due ore era fatta, e mi ha trovato pure il nome: Sibissibis.

Da quel momento ho una forma, un nome e una storia.

Sibissibis

Sibissibis, il Sesto Serpente Sacerdote Sapiente, sapeva tutto. Sapeva dei sassi. Sapeva della sabbia. Aveva studiato il Sahara nella Scuola Sacerdotale. Il Sahara era suo, Sibissibis sapeva tutti i suoi segreti, sapeva dove stava il sud ed aveva capito il senso del sole splendente.

Sibissibis strisciava sulla sabbia. Sibissibis, un serpente giallo con striature rosse, avanzava strisciando sulla sabbia verso sud. Strisciava, e al passaggio delle sue squame, la sabbia cantava una musica che sembrava lo strusciare della seta.

Erano le sei di sera. Sibissibis strisciava su per la grande duna, svoltava a sinistra, seguiva l'ultima salita per poi fermarsi sulla cresta della duna. Osservava silenziosamente la Casa Solitaria sul fondo della grande duna.

Solo i Sei Serpenti Sacerdoti Sapienti potevano andare alla Casa Solitaria. Solo loro, nessun altro serpente. Un serpente normale sarebbe sparito, sciogliendosi nel pozzo del sole. Sarebbe sparito per sempre. Semplicemente così: sparito. Lo si sapeva. Tutti i serpenti delle case sotterranee lo sapevano.

Ecco perché i serpenti comuni oggi stavano a casa, ansiosi di sapere cosa sarebbe successo, poiché era la sesta settimana. Aspettavano silenziosi per sapere cosa sarebbe venuto attraverso il Pozzo del Sole, sommersi nelle loro case sotto la sabbia del Sahara.

I sei Serpenti Sacerdoti Sapienti ci potevano andare, sì, ma non tutti e sei assieme. Solo singolarmente, uno ogni sei settimane, e solo uno dei Sei Serpenti Sacerdoti Sapienti. Essi seguivano l'ordine stabilito. L'ordine del sesto passaggio attraverso il Pozzo del Sole.

La Casa Solitaria aspettava silenziosa sotto il sole. Presto sarebbe calata la sera.

 

Sibissibis stava immobile sulla duna ad osservare la Casa Solitaria. Guardava il sole abbassarsi sull'orizzonte per poi scivolare lentamente verso il basso, verso la Casa Solitaria.

La Casa Solitaria stava in silenzio, quasi sommersa dalla sabbia per le tempeste dei secoli passati. Sassi e grosse pietre squadrate sul fondo giallo del Sahara. Pietre scolpite secoli fa dalle sapienti mani di un popolo sparito senza lasciare altro che non la Casa Solitaria. Un luogo sacro, sede del Pozzo del Sole.

Sibissibis si avvicinava allo stipite dell'ingresso strisciando silenziosamente. Grossi mucchi di sabbia avevano invaso l'interno della casa attraverso le nude fessure delle finestre. La stanza dove si trovava il Pozzo del Sole era subito a sinistra, appena superata la soglia dell'ingresso. I soli segni visibili sulla sabbia dovevano essere di Abbassabba, il quinto Serpente Sacerdotale, in visita alla Casa Solitaria sei settimane fa, l'ultimo dei prescelti ad avere vissuto il passaggio.

Sibissibis s'avvicinò al Pozzo del Sole. Strisciava tenendo la testa bassa. Il sole stava tramontando dietro la duna di sabbia. I suoi raggi splendenti stavano raggiungendo il bordo superiore del Pozzo del Sole. Quando i raggi del sole raggiungevano il bordo superiore del Pozzo del Sole, succedeva il passaggio. Era sempre stato così.

Sibissibis stava immobile sulla sabbia, la testa abbassata, a fissare il Pozzo del Sole. Sibilava: "Santo Pozzo del Sole, Tu che sei nella Casa Solitaria, Ti supplico che il Dono della settimana possa essere interessante!" Era la solita preghiera che i sei Serpenti Sacerdotali sibilavano aspettando il passaggio del dono settimanale.

Il sole si abbassava.

Siccome i doni spesso erano strani, i Serpenti Sacerdotali speravano ogni settimana che toccasse a loro essere presenti al passaggio di un dono veramente speciale. Speciale significava soprattutto che il dono fosse trasportabile. Se era troppo grosso, il serpente presente al passaggio non sarebbe stato in grado di trasportarlo sopra la duna ed il deserto fino alle case sotterranee. In tal caso doveva lasciare il dono nella stanza del Pozzo del Sole e tacere agli altri serpenti su che cosa fosse arrivato. Sulla parete sud della stanza, una sfilza di oggetti, troppo grossi per essere trasportati da un Serpente Sacerdotale, stava su scaffali. Per qualche secondo, Sibissibis fissò gli oggetti. Erano strani, di forme sconosciute, spesso indescrivibili per un serpente.

Il sole, attraverso la fessura ad ovest, adesso faceva splendere il Pozzo del Sole. Il Pozzo del Sole si stava attivando. La sua ombra frastagliata si muoveva sulle lastre di pietra. Il silenzio si ruppe.

"SSSSHHHH."

Sibissibis trattenne il respiro. Un oggetto giallo sbatté sulla grossa lastra di pietra sotto il Pozzo del Sole. L'oggetto era giallo. Giallo come Sibissibis, ma con strani disegni e con scritte in rosso e nero. Era lungo circa un quarto della lunghezza di Sibissibis, a sezione rotonda con una sfera gialla sulla punta di destra.

Il sole adesso si stava abbassando in fretta, scivolando silenziosamente verso il basso. Passarono pochi secondi, ed il Pozzo del Sole si spense.

Sibissibis osservò lo strano tubetto giallo. Nonostante dovesse essere abituato a questa situazione, era teso ed agitato, come sempre subito dopo il passaggio settimanale. Erano oggetti sacri, ma pur sempre strani, sconosciuti, mandati da esseri superiori per servire al popolo dei serpenti.

Sibissibis sapeva leggere, conosceva i segni superiori della Sacra scrittura dei serpenti. Era un Serpente Sacerdotale! Si avvicinò al tubo giallo e lo spinse delicatamente con la testa per spostarlo. La superficie del tubo era semitrasparente e abbastanza morbida. Scritte e disegni coprivano una striscia di carta gialla. Forse Sibissibis sarebbe riuscito a capire le scritte. Il tubo si mise a rotolare sulla lastra di pietra e si fermò. Ora le scritte erano visibili.

Sibissibis, il sesto Serpente Sacerdotale, lesse:

"A solvent free, non-toxic liquid glue", stava scritto, "ideal for collages, scrapbooks and much more. Turn the cap clockwise and squeeze container & rub tip over paper or card."

Sibissibis mosse la testa da destra a sinistra. Non sapeva cosa farsene di questa strana lingua sconosciuta! Non assomigliava assolutamente alla lingua dei serpenti, composta soprattutto di "s" e di vocali. Ma sul tubo giallo c'erano altre scritte. Lesse:

scritta

Sibissibis scosse la testa in segno di tristezza. Questa lingua era ancora più strana dell'altra! Qualche lettera lo faceva pensare ad un tentativo di disegnare un serpente. Ma non scopriva nessun senso nascosto nel testo. Sul tubo giallo c'era ancora un ultimo testo. Il serpente lesse a voce alta, sibilando molto le "s", come fanno i serpenti:

"Colle transparente liquide, sans solvant" lesse, "idéale pour coller papier, carton… de l'école au bureau. Ôter l'embout tissu en tournant dans le sens des aiguilles d'une montre. Presser légèrement le corps du stylo pour coller come écrit."

Sibissibis era disperato. C'erano parole simili alla lingua dei serpenti, come "tissu" o "sans", ma erano solo simili. Rimasero senza senso.

Forse, i sei Serpenti Sacerdotali sarebbero stati capaci di studiare questo testo sacro assieme per capirne il senso? Questa rimaneva l'ultima speranza di Sibissibis.

Fuori, il sole stava sparendo dietro la duna di sabbia. La luce sarebbe svanita presto!

"Su!" si disse Sibissibis sibilando. Lo disse sottovoce, tra sé e sé, solo per farsi forza, "spicciati, se no sarà buio!"

Prese il tubo giallo in bocca e si voltò. Strisciava sinuosamente verso l'uscita, il tubo stretto tra i denti. Sbatté la testa contro lo stipite di pietra scolpita. I suoi denti si strinsero attorno al tubo, perforando la superficie semi-morbida e trasparente.

Spaventato, Sibissibis inciampò sul tubo, scivolò sopra, sentì un liquido bagnare il suo fianco sinistro, e fece uno scatto indietro, dentro all'ingresso della Casa Solitaria.

Il tubo si mosse per qualche secondo, poi si fermò. Il liquido trasparente uscì dai due stretti fori fatti dai denti di Sibissibis. Sulla terra, si formava lentamente una pozza. Aveva uno strano odore.

Sibissibis rimase immobile ad osservare il liquido che usciva. Il sesto Serpente Sacerdotale si era fermato nella classica posizione del serpente che sta attento. Il suo corpo sinuoso formava due curve. In basso, sulla pietra del pavimento, le due curve si toccavano. Così avrebbe potuto scattare come una molla in caso di pericolo. Ma il tubicino non dava segno di vita e non si mosse più.

Sibissibis tirò un sospiro di sollievo. Si sentì meglio, dopo lo spavento. Stava per muoversi verso il tubo per prenderlo in bocca e strisciare via, quando…

"Santissimo Spirito di tutti i sei Serpenti Sacerdotali!" sibilò Sibissibis. "Cosa mi sta succedendo?!"

Non riuscì a muoversi! Le squame del suo corpo si erano appiccicate nella parte bassa, e non si staccavano più.

Sibissibis sibilava, si muoveva, si scatenava, si contorceva, si rotolava sulla soglia, senza il minimo risultato. Tutto era inutile. Rimase incollato in due punti del suo lungo corpo sinuoso. "E adesso?" si chiese disperato, respirando con affanno. "Cosa succederà?"

Aspettava invano una risposta. La Casa Solitaria stava in silenzio. Il Pozzo del Sole stava in silenzio. Il sole era sparito senza dargli una risposta. Al suo posto, il buio avanzava e portava con sé le prime splendide stelle. Sibissibis non riuscì proprio a staccarsi. Rimase con due strette curve, proprio a metà del suo corpo flessibile.

"Se è quello il mio destino, oh Santo Pozzo del Sole!" sibilò infine, quasi senza voce, "se è quello che desideri, allora che sia così!" Singhiozzò: un serpente disperato, tutto solo nell'immensa distesa di sabbia.

 

Quando si fu ripreso un po', tristemente, si avviava per la strada di casa.

Non strisciava più, Sibissibis, non si muoveva più come un serpente. Non scivolava, non scorreva leggero sulla sabbia del Sahara. Il passaggio delle sue squame non cantava più la solita musica di seta che struscia. Saltellava goffamente in direzione di casa sua, e ad ogni salto si sbilanciava e cadeva sul fianco destro o sul fianco sinistro, con la testa nella sabbia. Ogni volta doveva tirarsi su faticosamente, respirare alcuni secondi per poi spiccare il prossimo goffo salto.

Sulla soglia scolpita della Casa Solitaria, la colla stava seccando sotto la fredda e sinistra luce delle stelle del Sahara.

 

Allora, se riuscite a seguirmi, in fondo sono nato da due idee, io! La prima di Andrea, la seconda del signore che scrive storie. La prima, sotto molti aspetti, è l'idea più importante. Se Andrea non mi avesse disegnato, il signore non avrebbe potuto scrivere una storia su di me. Andrea mi ha dato una forma, un corpo, i colori bellissimi di cui vado fiero.

Però anche l'altra idea è importante. Solo la storia mi ha dato il mio nome, il mio carattere, i miei amici serpenti, la sabbia del deserto dove si trova la città sotterranea dei serpenti, la casa disabitata tra le dune… in breve: L'avventura misteriosa che mi è capitata, o più in breve ancora: una vita tutta mia.

Ora morirai dalla voglia di saperne di più. Vuoi leggere la mia storia? Eccola: [...]

 

Scarica l'introduzione ed il primo capitolo in formato rtf

Presentazione del libro

Georg Maag

 

N.B. Georg Maag sta lavorando ad un Corso di scrittura di una sceneggiatura, sempre per ragazzi delle elementari e delle medie

 

Se all'improvviso la Luna e le Stelle...
L'Harmattan Italia, 120 pp con tavole a colori. ISBN 88-88684-04-2, Prezzo 10,33 Euro

 

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